
Arrivati in Marocco siamo stati presi dalla Polizia, ci hanno bastonati, hanno rubato tutto quel che avevamo e ci hanno riportati a Maghnia. Eravamo di nuovo al punto di partenza. C'era chi voleva tornare indietro, ma io no. Ho lavorato per i contadini algerini, mi pagavano 500 dinari, 5 dollari al giorno, ho messo da parte po' di soldi e ho riorganizzato la partenza. In 10 abbiamo affrontato per la seconda volta la traversata tra le montagne. Questa volta le cose sono andate ancora peggio della prima. Mentre attraversavamo un fiume, la corrente si è portata via i miei compagni con cui ero partito dalla Nigeria. Sono morti in 7. La Polizia marocchina mi ha salvato all'ultimo momento tirandomi fuori dall'acqua. A quel punto ero solo e sono stato arrestato. Sono rimasto una settimana in prigione a pane e acqua e poi espulso. Ho dovuto anche riconoscere i corpi dei miei compagni che sono stati sepolti in Marocco. Ero di nuovo a Maghnia, al punto di partenza, al di là della frontiera marocchina. In quei momenti ho pensato che tutto fosse finito, ma non ho mai voluto ritornare indietro, ero pronto a morire, ma non sarei tornato a casa..."
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