Pur sforzandomi, ricordo a malapena il suo aspetto, forse aveva capelli
rossicci e nodose ginocchia valghe. Risento però la sua voce appiccicosa
come melassa impastoiarsi ai miei timpani, un timbro colloso. Passava
pigramente dalla sedia del bar ai gradini della chiesa, ozioso e
svogliato. Quell’apatia esasperata gli impediva ogni attività
lavorativa. Forse era malato, qualche deficienza chimica o alterazione
metabolica lo costringevano all’indolenza forzata. Una nebbiosa mattina
che poltriva cupo accanto ai cassonetti due operai lo caricarono sul
cassone del camion tra calcinacci, tegole e sanitari. Venne smaltito nel
pomeriggio tra gli inerti, senza che proferisse parola.
Illustrazione per un microracconto di Riccardo Maria Boccardi e il suo progetto Racconti Crestati.
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